Da una una perrera di Siviglia, dove stava per lasciare la pelliccia, a una piccola gabbia di una pensione a Pavia, fino a Como, sua città di adozione. Con i suoi occhi spaventati, Terry era il ritratto (e il diminutivo) del terrore, ma con il tempo, la pazienza, lo studio e il gioco a lui dedicato, il mio convivente felino ha dato prova di una straordinaria capacità di provare fiducia nel mondo, anche dopo le esperienze più drammatiche. Una scoperta che continua ogni giorno e che mi riempie di ammirazione e devozione.
Dopo gli anni di selvaggio pendolarismo, avevo finalmente il tempo da dedicare a una delle mie più grandi passioni, i gatti. Ma più studiavo la loro natura e le basi del loro benessere, più temevo che un piccolo appartamento di città come il mio non potesse soddisfarne la fame di libertà.
Poi ho visto la sua foto, piccola e sfocata. “Terry, gatto schivo e delicato”, diceva l’annuncio. Le pupille dilatate dal terrore, il corpicino teso nello sforzo di rendersi minuscolo lasciavano intendere la chiusura di chi ha visto la morte da vicino.
Ma c’era altro. Un sussulto di curiosità, il desiderio impellente di scoprire il mondo. Ho chiamato l’associazione che lo aveva accolto: dopo essere stato salvato da una perrera sivigliana, dove cani e gatti vengono maltratti e soppressi pochi giorni dopo il loro arrivo in canile, Terry si trovava ora in stallo da una volontaria a Pavia.
“Sei sicura di volere proprio questo gatto?”. L’associazione voleva testare il mio livello di consapevolezza rispetto alla delicata situazione di Terry. Comprensibile, visto che tanti gatti tornano al mittente quando non riescono a soddisfare le aspettative umane. Mi sono soffermata: ero pronta a convivere con uno sconosciuto il cui trauma gli avrebbe forse impedito di ricambiare le mie attenzioni?
Ho ripensato al desiderio di vita che avevo visto in foto, nei suoi occhi. Volevo offrire a Terry una nuova possibilità, anche se si trattava per lui di un ennesimo, stressante cambiamento. Per me sarebbe stata l’opportunità di studiare e magari riabilitare una personalità felina problematica. Sì, ci voleva un salto di fiducia. Così, superate le prove di preadozione, mi sono messa in strada verso Pavia con un trasportino vuoto. Sono tornata a Como con lo stesso trasportino, pieno di quei 3 chili in più che mi avrebbero cambiato la vita. Ero commossa e terrorizzata: si apriva un nuovo futuro per entrambi!
Arrivati a casa, Terry ha trovato rifugio tra le scatole in sgabuzzino, dove è rimasto per settimane, uscendo solo di notte, per mangiare e usare la cassetta. La preoccupazione per lui, la tentazione di fare qualcosa, di accellerare l’approccio erano forti. Poi ho capito che la soluzione migliore era anche la più semplice: non fare nulla. I gatti, del resto, sanno benissimo scegliere per se stessi e con i loro tempi.
Qualcosa in realtà facevo: la sera, mi accovacciavo a qualche metro dal suo nascondiglio e gli leggevo qualche pagina di libro, per abituarlo alla mia voce. Limitavo tutti i rumori in casa: niente lavatrice, niente aspirapolvere. Praticavo yoga, meditavo, tutte attività che invitano alla calma e da cui i gatti sono attratti. Finchè, piano piano, ha iniziato a mostrarsi anche in mia presenza, solo per mangiare e solo la sera tardi. L’ho agganciato lì, nel suo spazio e nel suo tempo, quello della notte, lanciandogli una pallina, muovendo un filo, giocando a distanza con lui, con pazienza e delicatezza.
E così, quella vitalità che avevo colto in quella piccola foto, ha iniziato a sbocciare lentamente davanti a me. Prima timorosamente, poi sempre con più sicurezza, finchè una mattina, dopo la pappa, l’ho visto muoversi in modo strano, come se si stesse strusciando su una parete invisibile. Ho allungato la mano, muovendola come un onda per simulare una carezza. Lì, la massima emozione: Terry si è avvicinato e ha iniziato a strofinarsi contro la mia mano, il nostro primo contatto. Da quel giorno, l’onda è diventato il nostro modo per annunciare il momento delle coccole.
Il resto è venuto piano piano da sè… la prima volta che me lo sono trovata in braccio, la prima volta che abbiamo dormito insieme, la prima volta che è uscito ad esplorare il cortile, la prima volta che si è avvicinato agli ospiti… Incoraggiato da cure e attenzioni costanti, stimoli e giochi, oggi Terry è un gatto socievole, desideroso di attenzioni, decisamente comunicativo e a tratti tirannico con chi – come me – cade nella trappola di adorarlo follemente!
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