Da una una perrera di Siviglia, dove stava per lasciare la pelliccia, a una piccola gabbia di una pensione a Pavia, fino a Como, sua città di adozione. Con i suoi occhi spaventati, Terry era il ritratto (e il diminutivo) del terrore, ma con il tempo, la pazienza, lo studio e il gioco a lui dedicato, il mio convivente felino ha dato prova di una straordinaria capacità di provare fiducia nel mondo, anche dopo le esperienze più drammatiche. Una scoperta che continua ogni giorno e che mi riempie di ammirazione e devozione.
Dopo gli anni di selvaggio pendolarismo, avevo finalmente il tempo da dedicare a una delle mie più grandi passioni, i gatti. Ma più studiavo la loro natura e le basi del loro benessere, più temevo che un piccolo appartamento di città come il mio non potesse soddisfarne la fame di libertà.
Poi ho visto la sua foto, piccola e sfocata. “Terry, gatto schivo e delicato”, diceva l’annuncio. Le pupille dilatate dal terrore, il corpicino teso nello sforzo di rendersi minuscolo lasciavano intendere la chiusura di chi ha visto la morte da vicino.
Ma c’era altro. Un sussulto di curiosità, il desiderio impellente di scoprire il mondo. Ho chiamato l’associazione che lo aveva accolto: dopo essere stato salvato da una perrera sivigliana, dove cani e gatti vengono maltratti e soppressi pochi giorni dopo il loro arrivo in canile, Terry si trovava ora in stallo da una volontaria a Pavia.